Nasce Renato Ratti. Non segue le orme dei familiari, medici e veterinari, ma sceglie di formarsi alla Scuola Enologica di Alba, insieme a una generazione di rivoluzionari che diverranno protagonisti delle future stagioni di successo del Barolo.
Nasce Renato Ratti. Non segue le orme dei familiari, medici e veterinari, ma sceglie di formarsi alla Scuola Enologica di Alba, insieme a una generazione di rivoluzionari che diverranno protagonisti delle future stagioni di successo del Barolo.
Sono due le esperienze fondamentali per Renato: l’esplorazione della Borgogna con la scoperta della geografia dei Cru, l’infatuazione per Bordeaux con il suo concetto di “valore” e l’esperienza professionale in Brasile con Cinzano, dove seguirà la produzione di Vermouth e la coltivazione di vigneti dal 1955 al 1965. Anni fondamentali per la crescita professionale e per le idee innovative che successivamente svilupperà per le Langhe.
Renato Ratti sposa Beatrice Sitia di Genova. Fu proprio arrivando per la prima volta a La Morra, col belvedere che offre, al paesaggio sul quale affaccia il panorama che si schiude che conquista Renato e Beatrice.
“Questa è la terra promessa,” Beatrice Sitia Ratti
Renato ritorna in Piemonte. Qui acquista la prima vigna dedicata alla produzione di Barolo. Si tratta di un piccolo terreno della storica zona di Marcenasco, sotto l’Abbazia dell’Annunziata a La Morra.
L’Abbazia riflette l’idea degli Chateaux francesi, edifici che segnano il panorama e si fanno simbolo delle Cantine stesse. La scelta di quest’edificio è legata alla sua storia, così connessa al Nebbiolo per oltre cinquecento anni.
Nell’Antica Abbazia viene vinificato il primo Barolo Marcenasco, proveniente da un singolo vigneto.
Renato accoglie in azienda il nipote, Massimo Martinelli. Anch’egli enologo, partecipa alla messa a punto della tecnica di vinificazione, maturazione e affinamento del Barolo Marcenasco.
“La unicità di origine di una determinata sottozona e la delimitazione della stessa, la classificazione delle diverse annate, l’affinamento in bottiglia per concedere e mantenere morbidezza, eleganza e lunga vita al vino, sono tre momenti vissuti in prima persona, sono tre concetti che considero di nuovo stile”, Renato Ratti, 1971.
Si accorciano i tempi di fermentazione e macerazione. Si riducono a due gli anni di maturazione in legno. L’affinamento in bottiglia diventa fondamentale per l’evoluzione nel tempo del Barolo Marcenasco. Un metodo profondamente innovativo per la zona.
I vigneti di Marcenasco, Conca e Rocche a La Morra vengono potenziati. I vigneti Colombè di Mango e quelli legati alla proprietà di Villa Pattono a Costigliole d’Asti vengono rinnovati.
Nasce il Museo Ratti dei Vini di Alba, una meta importante per i numerosi visitatori che vogliono approfondire la conoscenza del Barolo e dei vini delle Langhe.
“Il Museo Ratti è uno dei musei storici più importanti che abbiamo in Piemonte”, Piercarlo Grimaldi, Antropologo e Accademico, Rettore dell’Università degli studi di scienze gastronomiche di Pollenzo-Bra dal 2011 al 2017.
Realizza per il Museo Ratti la carta delle annate del Barolo e la prima carta delle sottozone storiche del Barolo e del Barbaresco che nel 2010 saranno “recepite” nei rispettivi disciplinari di produzione.
Inventa nel 1973 la bottiglia Albeisa, recipiente che diventerà iconico per i vini piemontesi.
Renato Ratti diventa un importante punto di riferimento non soltanto per il vino delle Langhe, ma per il vino italiano.
“Ratti comincia a lavorare per il recupero culturale del vino”, Angelo Gaja
Riveste la carica di Presidente del Consorzio del Barolo e successivamente di direttore del Consorzio dell’Asti. Partecipa direttamente alla stesura dei disciplinari di produzione dei vini albesi, in particolare della DOCG. A partire dal 1971 scrive numerosi libri sui vini piemontesi e italiani.
Realizza per il Museo Ratti la carta delle annate del Barolo, la carta delle sottozone storiche del Barolo e del Barbaresco.
Enologo, scrittore, storico, comunicatore, Renato Ratti si conferma come uno dei principali artefici della rivoluzione culturale e tecnica del mondo del vino italiano e piemontese.
Dopo la prematura scomparsa di Renato, entra in azienda il figlio Pietro, nato nel 1968 ed appena diplomato alla Scuola Enologica di Alba (il medesimo istituto scolastico frequentato dal padre).
Pietro prosegue nell’opera di ampliamento e ristrutturazione dei vigneti di famiglia. Continua la ricerca di unicità di origine delle varie sottozone vocate.
Si completa la costruzione della nuova cantina dell’Annunziata. La particolare struttura nasce con lo scopo di garantire la prosecuzione di quel lavoro di vinificazione e affinamento iniziato da Renato Ratti nel 1965.
“Qualità, ricerca, passione, rispetto della nostra storia e del nostro territorio con apertura verso il futuro sono i principi della nostra filosofia e l’espressione dei nostri vini”, Pietro Ratti
Pietro Ratti continua a seguire il percorso tracciato da Renato. Se ieri l’obiettivo era costruire, oggi è conservare. Una filosofia che incrocia esigenze produttive, di rispetto del territorio, culturali, sostenibili.